30/11/10

Tempo da lupi?

Sì, ma per fortuna, non solitari.

Stasera poca gente.

Oltre a me, Marco, Glauco e ...

Niùentri ... Alfredo!

Siamo pronti.

Scalpitiamo sui lucchetti. Speriamo di avere il "nulla osta" dalle autorità competenti nel breve.

25/11/10

Mi è fatto obbligo ...

... di comunicare, in qualità di ex-presidente, il nuovo organico:

Presidente
Alessia Mirandolina Bergamini

Vice
Luigi Parmeggiani

Segretario
Riccardo Bavutti

Consigliere
Glauco Babini

E noi altri a dar loro una mano.

:-)

18/11/10

report mercoledi 17/11 - la svolta c'è stata eccome!!

e poi si dice che il 17 porti sfiga.. stasera si registra seratona al Novisad!!!
tanta gente, tante domande e quindi tanta possibilità di spiegare a tutti il percorso fatto in questi mesi dall'associazione e mettere un po più a fuoco dove si vuole arrivare..

grazie a tutti per essere venuti!!

beh che dire...trovarci li ha sempre il suo fascino e stasera vedere il deposito pieno di gente e di bici ha dato la giusta carica per iniziare come si deve a prendere in mano situazione ed attrezzi.

ufficialmente si sono aperte le iscrizioni e con gioia contiamo da stasera nr.10 iscritti:
Federico
Glauco
Luca
Benjamin
Mattia
Riccardo
Marco

si stanno già muovendo con noi!!

Punto essenziale ora è focalizzare come gestire al meglio lo spazio a disposizione e l'organizzazione.
Mercoledi 24/11 si terrà la prima vera assemblea.
Ora che siamo un numero un po più sostenuto, insieme si prenderanno le prime decisioni e ahimè..eleggeremo il nuovo Presidente dell'associazione visto che Paolo ha scelto di rinunciare a tale carica.(per i ringraziamenti..lui sa già che gli toccherà un post a parte!!!)

P.S.
chi volesse partecipare, associarsi per l'anno 2011 e montare in sella con noi per costruire insieme la prima ciclofficina a Modena non deve fare altro che esserci mercoledi prossimo con 10 eurini in tasca..e un bel pacco di idee da condividere!

12/11/10

Mercoledì 17/11/10 la svolta.

La nostra piccola asscul è nata a febbraio di quest'anno.

Mercoledì ci sarà la prima svolta.

Per ovvi motivi, al nostro interno (siamo solo in tre), abbiam dovuto individuare un responsabile.

Da MERCOLEDI' 17/11/10 apriremo le iscrizioni per iniziare i LAVORI DI PREPARAZIONE per l'attivazione della ciclofficina.

Gli organi pertanto verranno "ricostruiti" in funzione di quanto i presenti decideranno.

In parole povere, mercoledì prossimo iniziamo la progettazione dei lavori per appendere le chiavi, per la gestione dei turni, per la preparazione dei progetti.

Chi vuole, chi è interessato, chi è disposto a mettersi in gioco può farsi avanti,

INIZIAMO LE DANZE

11/11/10

Ieri

Sabrina, Riccardo, Glauco, Fabio, Luca, oltre a noi tre.

Sono le prime battute e stiamo prendendo le prime decisioni collegialmente.

Chi è arrivato non si aspettava di partecipare ad una riunione ne tantomeno di prender decisioni che coinvolgeranno i passi successivi della cicloffa. Ovviamente i presenti sono meglio informati ed on-line non abbiamo, al momento, la possibilità di chiarire meglio.

La nostra regola, in deroga alla massima "chi tace acconsente", è che "chi c'è decide".

Credo che mercoledì prossimo saremo in grado di avere un quadro completo della situazione ed invito CHIUNQUE sia interessato a venire (chi c'é decide).

:-)

09/11/10

Per evitar polemiche ...

.... mi urge spiegare.

Noi ringraziamo gli intervenuti per l'altissimo spessore degli interventi. Ognuno, credo, nel suo ragionamento aveva effettivamente ragione.

L'intervento che più ha acceso gli animi, paradossalmente, è stato quello del signor Ugo Berti.

Io credo che il signor Berti sia persona estremamente intelligente e non credo che la sua opinione sulla bicicletta sia "contro". Le sue, a me son sembrate le provocazioni più utili, quelle da cui dobbiamo stare in guardia. Fatte appunto da un editore intelligente che intelligentemente edita libri sulla bici.

Pur non essendo d'accordo su diversi punti con l'articolo, non li voglio tuttavia evidenziare, tenuto conto che il "senso" generale è:

Perchè lottare e fomentare una discussione tra ciclisti e automobilisti rischiando una lotta intestina?

Visto che la maggior parte di noi va o è andata sia in bici che in auto perchè invece che battibeccare su sofismi non si affrontano i temi di TUTTI?

Mi urge ringraziare gli ospiti che ci hanno dato un panorama dell'esistente:

Camillo Brezzi per la chiarezza e lo spessore con cui ha delineato l'attività dell'ADN e condotto la presentazione;
Ugo Berti per l'intelligenza vispa e nient'affatto prona;
Stefano Pivato per la sagacia ed il concetto di "religione atea" applicato alla bici;
Silvia Montevecchi per i temi resistenti e per l'acuta analisi su: come vedono la bici le culture non occidentali.
Ester Maimeri per la simpatia e l'intelligenza e per il fatto che (ce lo ha confessato a pranzo) ama pedalare sotto la pioggia
Aude Pacchioni per l'onestà con cui candidamente ha ammesso di non aver mai pensato alla relazione tra bici e resistenza ma di aver aperto immediatamente il discorso.

Il senso di Radici era appunto questo, presentare l'esistente attraverso relatori di indubbia, certificata, verificata qualità.

Grazie.

non l'ho ancora letto ma lo copio e l'incollo ...

La bicicletta tra ideologia, pratica quotidiana e geometria urbana.

La bicicletta è un bellissimo oggetto portatore di molteplici significati che oltre a non essere univoci arrivano spesso a confliggere tra loro. E’ quanto è emerso sottotraccia, ma neanche tanto, dall’incontro organizzato dal gruppo modenese “Rimessa in movimento” per la presentazione del libro “La bicicletta” edito dal Mulino e curato dalla Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano. Il lavoro è una raccolta di testimonianze di persone che descrivono la relazione che hanno con questo mezzo di trasporto.
Tra gli intervenuti Stefano Pivato, curatore dell’opera e magnifico rettore dell’Università di Urbino, Camillo Brezzi in rappresentanza dell’Archivio Diaristico, le diariste Ester Maimeri e Silvia Montevecchi che hanno raccontato delle loro esperienze rispettivamente come staffetta partigiana e come ciclista urbana contemporanea, Ugo Berti della casa editrice il Mulino.
La bici “raccontata” quindi da persone molto differenti per età, condizione sociale e – presumo – abitudini di spostamento. Senza entrare nel merito degli interventi dei singoli mi è parso di cogliere una pesante frattura generazionale nella percezione semantica della bicicletta. Per i più anziani è solo un utile strumento legato a una condizione di privazione e di povertà, al massimo un attrezzo che consente di mettere in mostra le proprie capacità atletiche: in entrambi i casi qualcosa che simboleggia soprattutto fatica, rinuncia, eroismo.
Per le generazioni più giovani la bicicletta rappresenta invece uno strumento che permette un’emancipazione da una situazione di dipendenza – esattamente lo stesso significato che i più anziani davano da giovani e danno ancora oggi al trasporto motorizzato privato – e un mezzo di trasporto in grado di soddisfare buona parte dei propri bisogni di mobilità senza tutti i problemi causati dalla motorizzazione privata di massa, fenomeno storico che questa generazione ha subito piuttosto che scelto.
In questo contesto sono da cogliere le dichiarazioni un po’ sopra le righe, a volte inesatte, degli intervenuti. Stefano Pivato ha definito gli anni cinquanta come il periodo “del definitivo tramonto della bicicletta”, ha citato l’avversione alla bicicletta dei movimenti socialisti di inizio secolo XX, che la vedevano come una cosa frivola che distraeva dall’impegno politico,  così come ha ricordato l’ossessione sessuofobica del clero e di buona parte della società che mal vedeva l’utilizzo della bici da parte delle donne e dei preti,
Sull’altro fronte generazionale Silvia Montevecchi ha parlato con entusiasmo delle sue esperienze ciclistiche in giro per il mondo concludendo che arriva a considerare il ciclismo una “religione” e una “nuova resistenza” per cercare un legame con l’esperienza dell’ultraottantenne ex staffetta partigiana Ester Maimieri che, ovviamente, se la rideva sotto i baffi. Una smaccata apologia di questo mezzo di trasporto che Ugo Berti non ha esitato a definire “ideologica”, contrapponendo la posizione di Silvia a quella di Ester, definita “pratica”.
Insomma la sensazione di chi ascoltava era quella di due mondi che, parlando della stessa cosa, non riuscivano a contaminarsi ma rischiavano di finire un contro l’altro armati. Da una parte i ciclisti urbani e il loro fervore missionario a volte un po’ invadente e puritano, dall’altra scafati accademici e uomini di cultura che forti delle loro conoscenze e delle esperienze della loro infanzia – ovviamente negate ai più giovani – tendevano più o meno inconsapevolmente a togliere legittimità a quei significati della bicicletta che più sono potenzialmente portatori di un cambiamento di cui oggi più che mai abbiamo urgente bisogno.
Inutile dire che anche in questo caso “gli ultimi arrivati”, cioè i ciclisti urbani, possano essere tentati di chiudersi a riccio di fronte alla maggioranza schiacciante anche se in continua e lenta erosione che ancora inconsapevolmente vive la bicicletta come un attrezzo sportivo, un mezzo di trasporto per poveracci o un gioco da regalare ai figli a Natale. Il rischio è quello di identificare il mezzo con il fine e fare di questo mezzo di trasporto un idolo da adorare a prescindere dai suoi limiti e dal contesto nel quale viene utilizzato. I termini di Silvia Montevecchi sono illuminanti in proposito e, al di là del reale livello di convinzione dell’interessata, sono sintomatici di un atteggiamento diffuso nel mondo ciclistico, che spesso sfocia in sterili contrapposizioni che servono solo a isolare ancora di più dal “resto del mondo” una parte di società che avrebbe molto da dire.
In realtà la bicicletta non è una religione. E’ semplicemente una scelta razionale e percorribile individualmente – pur affrontando alcuni rischi per la propria incolumità – in risposta a un’organizzazione, questa sì ideologica in quanto non tiene conto di alcuni elementari principi di geometria e di fisica dei corpi, dello spazio urbano voluta da quelle generazioni che si sono affrancate dalla povertà grazie anche alla motorizzazione privata di massa. Per questo la prima domanda che avrei fatto ai relatori nel dibattito che non ha avuto luogo sarebbe stata a Ugo Berti: “perchè considera ideologico un certo uso della bicicletta? Non pensa che sia l’unica cosa da fare, almeno quando possibile, esattamente come era l’unica cosa da fare per Ester entrare nella resistenza? Gli spazi urbani non sono fatti per accogliere i volumi di automobili che oggi li infestano, e la scelta personale di usare la bicicletta per i propri spostamenti può essere un ottimo punto di partenza per cercare delle soluzioni collettivamente condivise?”.
A Pivato avrei ricordato che gli anni cinquanta non sono stati gli anni del “tramonto definitivo” della bicicletta visto che da almeno due decenni questo strumento per poveracci sta vivendo un nuovo rinascimento tra i ceti urbani più agiati e che sia il socialismo che la chiesa hanno poi rivalutato questo mezzo di trasporto dato che don Camillo non suscitò nessuna levata di scudi e che un componente del governo di Salvador Allende, sull’onda della prima crisi petrolifera, arrivò a dire che “il socialismo può arrivare solo in bicicletta”.
Ma mai mi sognerei di dire, soprattutto in un contesto del genere, che la bici è una religione o una nuova resistenza, paragonando in questo modo i ciclisti “buoni” ai partigiani e gli automobilisti “cattivi” ai fascisti. Al massimo il ciclismo è una possibilie soluzione che ben si addice alla nostra condizione di modernità liquida, che si contrappone a quella “solida” dei nostri padri: fruizione di servizi al posto di possesso di beni e maggiore leggerezza possibile. Chissà che l’evoluzione di questa situazione generale non ci porti a rinunciare anche al possesso della bici personale per ricorrere solo a servizi di bike sharing.

08/11/10

In preparazione:

- Report su Radici

- "Sella" per dicembre (probabilmente 18/12/10 ore 17,00)

- ... e, ovviamente, mercoledì alla ciclofficina.

Chiedo un p'o' di tempo per riassorbire un p'o' di lucidità (poca poca come al solito).

04/11/10

mercoledì 03/11/10 report

Il report sarà sintentico.

Ieri molte persone. :-)

Credo sia meglio dar spazio a loro, se ne hanno voglia, di "parlare" della loro impressione nei commenti al post.

Ringrazio tutti ma in particolare la piccola che ci ha omaggiato di un disegno fantastico: una "ciclabile"!

03/11/10

Libro.

Radicale di zero è l'avatar di una persona.

Ci ha regalato un libro che ha acquistato da mrGoogle. MrGoogle, l'ha fotocopiato ad Harvard.

Edito nel 1896 potrebbe insegnarci (a noi ciclofficinici) i rudimenti, l'abc della bc.

Prendete e leggetene tutti.

http://www.archive.org/stream/bicyclestricycl03shargoog#page/n8/mode/1up